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Sedia Crinoline di B&B Italia

La rinascita dell’outdoor

Da un anno a questa parte, le cose sono cambiate: abbiamo molta meno voglia di stare rinchiusi. Anche le nostre case stanno cambiando, e cambieranno. Oggi più che mai, sarà l’outdoor a farla da padrone.

“La pandemia ha cambiato le nostre prospettive e valori, - dice l’architetto e paesaggista Luciano Giubilei intervistato su Elle Decor - ci ha resi più attenti alla natura, desiderosi di ritrovare intimità coi nostri luoghi di appartenenza. Grande o piccolo che sia, il giardino è il luogo perfetto dove vivere la solitudine, anche insieme agli altri”. L’outdoor la farà da padrone.

A dircelo sono anche i dati: mai prima d’ora si era registrato un così alto tasso di investimento da parte dei brand nei confronti di tutti quegli elementi d’arredo che, attraversate le porte di balconi, terrazze e giardini, vanno a ridar vita agli spazi esterni delle nostre case. Investimenti che riflettono chiaramente la maggior attenzione del pubblico verso questo tipo di arredamento, attenzione che prima era riservata quasi esclusivamente agli interni. Dalle sedute ai tavolini, dalle intramontabili chaise longue e agli immancabili pouf, fino a variabili meno scontate: illuminazione, elementi vegetali, altalene di design e chi più ne ha più ne metta.

L’interesse degli italiani per il proprio “living esterno” sembra riflettere quel desiderio di intimità di cui parla Giubilei. Intimità che, proprio grazie al design, possa anche diventare unicità agli occhi di chi guarda. Sì, perché per ogni terrazzo o giardino, in città o campagna, appartamento o villa, il focus è infatti quello di un ambiente percepito come unico: un continuum dello spazio domestico tra interno ed esterno, nel quale gli arredi rispondono a esigenze al contempo estetiche e funzionali.

Mantenendo sempre forti connotati simbolici con la personalità di chi quotidianamente lo vive. L’outdoor post pandemia diventa così non solo una piacevole appendice dell’unità abitativa, ma il cuore verde della casa: una zona irrinunciabile per dedicarsi al relax e alla convivialità. L’intimità sposa il design. Un tripudio di pezzi essenziali o forme eclettiche che si accompagnano ad una vasta gamma di accessori multifunzione per popolare i nuovi spazi esterni di ambienti cittadini e non.

Anche i materiali utilizzati si trasformano, rispondendo alle ormai irrinunciabili esigenze di sostenibilità e attenzione all’ambiente, garantendo allo stesso tempo comfort e durevolezza. Ecco allora spuntare pezzi come In Vitro di Flos, una lanterna in vetro e alluminio ricaricabile grazie ad una presa usb.

LAMPADA IN VITRO DI FLOS FOTO BY FLOS

Trasportabile, a basso consumo, regala il millenario tepore della luce e il piacere dei sensi di un grande pezzo di design. Per le sedute, il sempreverde vimini è quasi un riferimento obbligato, oggi sostituito da teak ed intrecci di fibre sintetiche per resistere ad ogni clima nei nostri living esterni.

Kettal reinterpreta allora in chiave outdoor e moderna veri e propri classici del proprio catalogo: la poltrona sospesa Egg e la poltrona Basket, idea talmente semplice e geniale che da settant’anni è ancora un must have.

Per B&B Italia invece vi proponiamo un pezzo che è già icona - la poltrona Crinoline, realizzata per la casa italiana nel 2007 dalla designer Patricia Urquiola, è un pezzo secondo noi unico al mondo: intrecci che richiamano quelli dei corsetti ottocenteschi, di abaco rivestiti in fibra di polietilene.

Il vostro outdoor apparirà ricercato, chic e molto, molto romantico. Largo poi a palette dai colori neutri per tessuti e accessori, che aiutano a non distogliere l’equilibrio del verde. I divani di Roda e Veraschin, lunghe distese di morbidi tessuti bianchi, verdi e grigi, impermeabilizzati per resistere al tempo. Strutture di teak o acciaio cromato, tessuti intrecciati: guardate Bali, sognate con Daybed. A completare queste collezioni sdraio, pouf e coffee table d’ogni sorta.

DAYBED ARENA DI RODA - FOTO BY RODA

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Sedia EA 119 di Vitra

L’home office di Vitra: abitare il futuro

“Un home office di qualità sarà essenziale per integrare davvero lo smart working all’interno delle nostre routine, anche quando il Covid sarà solo un bruttissimo ricordo.”

Ci sono periodi storici che inevitabilmente portano mutamenti collettivi in misura molto più ampia di altri. Eventi che ci portano avanti di dieci anni nel giro di pochi mesi. Sicuramente il Covid è uno di questi eventi. In poco più di un anno ha mutato e ancora sta mutando le forme del vivere di noi tutti. E se vivere, vuol dire anche abitare, una delle prime istanze a cambiare in seguito alla pandemia è stata proprio la casa: il modo di viverla, di abitarla, di percepirla e di usarla.

Siamo stati costretti a stare in casa molto più tempo, forse come mai prima d’ora. Abbiamo conosciuto la parola lockdown, e abbiamo imparato a conviverci. E allora, se vivere, vuol dire anche lavorare, abbiamo tutti imparato anche la parola smart-working. La scommessa è, ora, non solo conviverci, ma viverlo al meglio. Perché se inizialmente il cosiddetto lavoro agile è stato una necessità piazzata alla meglio tra le nostre vecchie abitudini lavorative e le mutate condizioni di vita, il presente ci dice che ormai esso farà pienamente parte del nostro quotidiano.

Multinazionali come Microsoft, Google, ma anche tante medie imprese hanno aumentato l’utilizzo del lavoro da casa da parte dei propri dipendenti e non c’è ormai nessuno che non abbia, almeno un minimo, familiarizzato con situazioni di lavoro a distanza. Da una ricerca realizzata recentemente da Microsoft (The Next Great Disruption Is Hybrid Work—Are We Ready? (microsoft.com) anzi, emergerebbe il dato secondo il quale il settanta per cento degli intervistati apprezza lo smart working. La metà di essi dichiara però di non avere ancora uno spazio adeguato. Per chi si occupa di casa e interior, questo punto è centrale.

Se infatti, come abbiamo scritto nel precedente articolo (La rinascita dell’outdoor) di questo blog, la pandemia ha cambiato il modo di percepire l’ambiente domestico in ottica ricreativa e di relax, catalizzando l’attenzione su quelli che sono gli spazi esterni della casa, ovvero il cosiddetto outdoor, l’altra sfida che ci porta ad affrontare è proprio quella degli spazi lavorativi all’interno delle nostre abitazioni. Predisporre un home office di qualità sarà essenziale per integrare davvero lo smart working all’interno delle nostre routine, anche quando il Covid sarà solo un bruttissimo ricordo.

Su questo, architetti e designer sono tutti d’accordo: indietro non si torna. Secondo l’architetto Patricia Viel, “l’interno della casa dovrà divenire flessibile e facilmente riconfigurabile” (cit. Elle Decor) , mentre Carlo Ratti, sullo stesso tema precisa: “Credo non stia cambiando tanto la forma degli spazi, quanto il loro uso. Come uno smartphone sul quale installiamo nuove app, le nostre case si adattano ai mutamenti delle nostre vite”. Ancora una volta, flessibilità è la parola chiave: trasformare, più che rifare tutto. Ottimizzare gli spazi esistenti per garantire la migliore delle funzionalità possibili.

Così, angoli di casa dedicati, saranno composti magari da una sola scrivania, leggera e minimal, razionale nel nascondere prese e cavi e capace, con accessori ed organizer, di offrire il massimo dell’efficienza anche in poco spazio, senza però rinunciare al design. La parola d’ordine è essenzialità: di stile, di linee e di colori. Dalle pareti a toni neutri, beige e tortora, agli arredi che privilegiano il legno e ai richiami, nei tessili e negli accessori, sempre alla natura, contraltare perfetto alla tanta elettronica, ormai necessaria per lavorare. Una stanza-lavoro in cui la tecnologia la fa padrone, ma addolcita e vissuta in un’atmosfera armonica. Il ruolo del designer sarà fondamentale in questo. Dovrà progettare oggetti che saranno in grado di accompagnarci nel futuro, fatto di lavoro agile e uffici domestici.

Dice a Living Corriere, a questo proposito, Robin Rizzini: “I designer dovranno progettare oggetti ibridi con precise ergonomie da ufficio e la piacevolezza domestica. Mentrel tavolo guarda al multitasking, la sedia dovrà essere efficiente e tecnica, oltre che comoda ed estremamente gradevole”. E allora niente di meglio delle sedute da ufficio di Vitra, da oltre sessant’anni simbolo di stile ed eleganza, oltre che grande comfort. Il modello Lobby fu progettato, pensate, per arredare il Rockfeller Center a New York.

SEDIA GRAND REPOS DI VITRA - FOTO BY VITRA

Poi la serie EA, in alluminio e pelle: dagli uffici di una Manhattan ai tempi del grande boom economico, ai nostri home office post pandemici, non sfigurerà per comfort, classe e design. E per i momenti di pausa e maggior relax abbiamo le poltrone lounge Grand Repos e Grand Relax, disegnate recentemente da Antonio Citterio, perfette anche per piccole riunioni informali tra i soci di una nascente startup.

La punta di diamante è però la serie Pacific: bellissime sedute da ufficio in tessuto ed alluminio, caratterizzate da funzioni ergonomiche sofisticate, come i braccioli regolabili in altezza e un meccanismo che si adatta in maniera sincronica al peso dell’utilizzatore. Realizzate nel 2016, quasi a previsione di questo nostro futuristico presente, fatto di piccoli uffici nel comfort delle nostre abitazioni, finalmente liberi, si spera, dal lockdown.

SEDIA PACIFIC DI VITRA - FOTO BY VITRA

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Clay, l'apoteosi della geometria materica by Desalto

Clay il tavolo scultura disegnato da Marc Krusin per DESALTO, è la sintesi perfetta tra bellezza materica e armonia delle proporzioni. E' stato premiato con il Design Award 2015, il Good Design Award 2016 e il Red Dot Award per la categoria Product Design 2016.

Il tavolo Clay è realizzato con una base in poliuretano rigido disponibile nelle finiture laccate o materiche spatolate a mano. Il Top può essere in cristallo, ceramica, MDF rivestito o marmo.

Disponibile per indoor e outdoor.

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