“Un home office di qualità sarà essenziale per integrare davvero lo smart working all’interno delle nostre routine, anche quando il Covid sarà solo un bruttissimo ricordo.”
Ci sono periodi storici che inevitabilmente portano mutamenti collettivi in misura molto più ampia di altri. Eventi che ci portano avanti di dieci anni nel giro di pochi mesi. Sicuramente il Covid è uno di questi eventi. In poco più di un anno ha mutato e ancora sta mutando le forme del vivere di noi tutti. E se vivere, vuol dire anche abitare, una delle prime istanze a cambiare in seguito alla pandemia è stata proprio la casa: il modo di viverla, di abitarla, di percepirla e di usarla.
Siamo stati costretti a stare in casa molto più tempo, forse come mai prima d’ora. Abbiamo conosciuto la parola lockdown, e abbiamo imparato a conviverci. E allora, se vivere, vuol dire anche lavorare, abbiamo tutti imparato anche la parola smart-working. La scommessa è, ora, non solo conviverci, ma viverlo al meglio. Perché se inizialmente il cosiddetto lavoro agile è stato una necessità piazzata alla meglio tra le nostre vecchie abitudini lavorative e le mutate condizioni di vita, il presente ci dice che ormai esso farà pienamente parte del nostro quotidiano.
Multinazionali come Microsoft, Google, ma anche tante medie imprese hanno aumentato l’utilizzo del lavoro da casa da parte dei propri dipendenti e non c’è ormai nessuno che non abbia, almeno un minimo, familiarizzato con situazioni di lavoro a distanza. Da una ricerca realizzata recentemente da Microsoft (The Next Great Disruption Is Hybrid Work—Are We Ready? (microsoft.com) anzi, emergerebbe il dato secondo il quale il settanta per cento degli intervistati apprezza lo smart working. La metà di essi dichiara però di non avere ancora uno spazio adeguato. Per chi si occupa di casa e interior, questo punto è centrale.
Se infatti, come abbiamo scritto nel precedente articolo (La rinascita dell’outdoor) di questo blog, la pandemia ha cambiato il modo di percepire l’ambiente domestico in ottica ricreativa e di relax, catalizzando l’attenzione su quelli che sono gli spazi esterni della casa, ovvero il cosiddetto outdoor, l’altra sfida che ci porta ad affrontare è proprio quella degli spazi lavorativi all’interno delle nostre abitazioni. Predisporre un home office di qualità sarà essenziale per integrare davvero lo smart working all’interno delle nostre routine, anche quando il Covid sarà solo un bruttissimo ricordo.
Su questo, architetti e designer sono tutti d’accordo: indietro non si torna. Secondo l’architetto Patricia Viel, “l’interno della casa dovrà divenire flessibile e facilmente riconfigurabile” (cit. Elle Decor) , mentre Carlo Ratti, sullo stesso tema precisa: “Credo non stia cambiando tanto la forma degli spazi, quanto il loro uso. Come uno smartphone sul quale installiamo nuove app, le nostre case si adattano ai mutamenti delle nostre vite”. Ancora una volta, flessibilità è la parola chiave: trasformare, più che rifare tutto. Ottimizzare gli spazi esistenti per garantire la migliore delle funzionalità possibili.
Così, angoli di casa dedicati, saranno composti magari da una sola scrivania, leggera e minimal, razionale nel nascondere prese e cavi e capace, con accessori ed organizer, di offrire il massimo dell’efficienza anche in poco spazio, senza però rinunciare al design. La parola d’ordine è essenzialità: di stile, di linee e di colori. Dalle pareti a toni neutri, beige e tortora, agli arredi che privilegiano il legno e ai richiami, nei tessili e negli accessori, sempre alla natura, contraltare perfetto alla tanta elettronica, ormai necessaria per lavorare. Una stanza-lavoro in cui la tecnologia la fa padrone, ma addolcita e vissuta in un’atmosfera armonica. Il ruolo del designer sarà fondamentale in questo. Dovrà progettare oggetti che saranno in grado di accompagnarci nel futuro, fatto di lavoro agile e uffici domestici.
Dice a Living Corriere, a questo proposito, Robin Rizzini: “I designer dovranno progettare oggetti ibridi con precise ergonomie da ufficio e la piacevolezza domestica. Mentrel tavolo guarda al multitasking, la sedia dovrà essere efficiente e tecnica, oltre che comoda ed estremamente gradevole”. E allora niente di meglio delle sedute da ufficio di Vitra, da oltre sessant’anni simbolo di stile ed eleganza, oltre che grande comfort. Il modello Lobby fu progettato, pensate, per arredare il Rockfeller Center a New York.
SEDIA GRAND REPOS DI VITRA - FOTO BY VITRA
Poi la serie EA, in alluminio e pelle: dagli uffici di una Manhattan ai tempi del grande boom economico, ai nostri home office post pandemici, non sfigurerà per comfort, classe e design. E per i momenti di pausa e maggior relax abbiamo le poltrone lounge Grand Repos e Grand Relax, disegnate recentemente da Antonio Citterio, perfette anche per piccole riunioni informali tra i soci di una nascente startup.
La punta di diamante è però la serie Pacific: bellissime sedute da ufficio in tessuto ed alluminio, caratterizzate da funzioni ergonomiche sofisticate, come i braccioli regolabili in altezza e un meccanismo che si adatta in maniera sincronica al peso dell’utilizzatore. Realizzate nel 2016, quasi a previsione di questo nostro futuristico presente, fatto di piccoli uffici nel comfort delle nostre abitazioni, finalmente liberi, si spera, dal lockdown.
SEDIA PACIFIC DI VITRA - FOTO BY VITRA
Fogliarini ti aiuta a trovare il giusto mix per rendere gli spazi esterni dei luoghi di eleganza e benessere.
Tutte le collezioni VITRA le trovi nei nostri stores FA MAGGIORE a Sanremo e ARREDAMENTI FOGLIARINI a Perinaldo. Oppure visita il nostro catalogo online per visualizzare le collezioni complete.
Seguici sui nostri canali social Facebook, Instagram e Linkedin per restare aggiornato sulle novità presenti nei nostri stores.