Una scocca semplice, che ricorda il guscio di una conchiglia, per la seduta. Quattro gambe “a C, robuste come nelle sedie degli anni venti” e il gioco è fatto. Anzi è fatta la sedia. A dirla così sembra semplice. “Ma la sua semplicità è frutto di rimaneggiamenti continui: a inizio progetto modificavamo il disegno anche più volte al giorno.” A dirlo è il designer tedesco Konstantin Grcic, e quella di cui parla è la sua Bell Chair, progettata per Magis, casa di design del profondo nord Italia. Una sedia a suo modo rivoluzionaria. “All’inizio il progetto non mi entusiasmava tanto – a cosa poteva mai servire l’ennesima sedia in plastica? – mi chiedevo. Poi col tempo ha acquisito il suo senso” aggiunge. In effetti, la sfida non era semplice.
A proporgli la sfida, Eugenio Perazza, fondatore e capo di Magis. Che si ritiene un creativo e un sognatore. “Magis è una parola latina che significa ‘di più’ – ed è questo di più che noi cerchiamo di mettere sempre nei nostri progetti”, dice a proposito della sua azienda. E ancora: “Magis maneggia creatività, siamo una fabbrica di artisti, perché artisti lo siamo un po’ tutti quando sappiamo usare coraggio, intuizione e creatività per sfidare lo status quo e poi immergerci nell'ignoto.” Insomma, un tipo che non si accontenta delle cose troppo ‘easy’.
Il sodalizio tra Eugenio e Konstantin nasce circa vent’anni fa, col primo progetto del designer per la factory italiana, la sedia in alluminio Chair_One. Realizzata in pressofusione, dal design ricercato e particolarissimo, oltre a sancire l’inizio della partnership tra Grcic e Magis, consacra definitivamente l’azienda veneta tra le case di design “importanti”.
CHAIR_ONE, primo progetto di Grcic per Magis
Bell Chair è tutta un’altra storia. L’idea era quella di fare una sedia in plastica totalmente riciclata, che fosse bella e che costasse relativamente poco (60-70 euro massimo), ma senza dare l’idea di un prodotto ‘cheap’ – scadente. Per far sì che tutto questo coincidesse ci voleva un calcolo ben preciso di materiali utilizzati, tempi di produzione, di stoccaggio e di imballaggio. Ci sono riusciti coordinando il lavoro di tre team: quello di Magis, quello di Grcic e collaboratori e un terzo gruppo di ingegneri che si è occupato di mettere a punto un materiale plastico che permettesse di fare la magia.
La magia, Bell Chair, è una sedia in plastica bella, robusta (garantisce il suo progettista – “non dà l’idea di poterti crollare sotto all’improvviso, davvero!”), stampata in un monoblocco di polipropilene riciclato derivante dagli scarti di lavorazione dell’azienda stessa. Ciclo di produzione totalmente chiuso, il massimo della sostenibilità. Che ad oggi non è poco, anzi. Inoltre, il macchinario impiega un minuto per stampare una sedia intera e finita e la impila in uno speciale pallet disegnato apposta, che ne contiene 12 una sopra l’altra, permettendone trasporto e stoccaggio.
Poi pesa solo 2,7 kg, che è praticamente poco più della metà della media di una sedia in polipropilene classica. “tutte queste cose messe insieme credo che daranno una nuova direzione alle aziende, per quanto riguarda la produzione di sedute plastiche monoblocco, si auspica Grcic, anche perché è una sedia che ha una identità fluida secondo me. Sta bene in giardino come dentro a un ufficio.”
Bell Chair è prodotta in tre colori, bianco, nero e pesca. Il costo è di 70 euro a pezzo. Pesa poco, è robusta e dura nel tempo. Ha un design semplice ma fresco e classico allo stesso tempo. È funzionale, pratica, bella, riciclata e riciclabile. La magia, secondo noi, è riuscita.
Trovate Bell Chair e tutta la collezione di Magis nel catalogo online e nei nostri showroom di Perinaldo, Fa Maggiore e Fa Maggiore bulthaup. Inoltre, potete seguirci sui nostri canali social Facebook, Instagram e Linkedin per restare aggiornati sulle novità presenti nei nostri store.
Sempre più spesso ormai, la parola ‘sostenibilità’ - con tutte le sue possibili declinazioni, sta entrando a far parte delle discussioni e delle priorità in quasi tutti gli ambiti delle nostre vite. Fortunatamente, diciamo noi. Perché, volenti o nolenti, ci stiamo finalmente rendendo conto che per poter andare avanti nello sviluppo di tutte le nostre attività, quello che non si può più fare è ignorare l’impatto, la maggior parte delle volte devastante, che queste attività hanno sul nostro ecosistema.
Così, tra PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) che inizia a venir messo in atto, la creazione di un Ministero per la Transizione Ecologica anche qui in Italia, i progetti internazionali per ridurre al minimo le emissioni di anidride carbonica (cose non da fare in un giorno, chiaramente), la corsa alla sostenibilità sembra ormai avviata. È un primo passo. Però un passo importante. Dovremmo fare tutti gli altri, e anche di corsa, sostengono scienziati e climatologi.
Lungi dal voler trattare esaurientemente un tema così importante e complesso nel breve spazio di un articolo, l’intento di queste parole è quello di analizzare brevemente come siamo messi a livello di sostenibilità nei settori di nostra competenza, l’architettura e il design, e tutto quello che attorno ad essi gira. Anche perché la questione sta diventando cruciale. Lo si nota sfogliando le riviste di settore (ELLE Decor ha dedicato all’argomento l’intero numero di giugno, inserto allegato compreso) e i cataloghi delle aziende (prodotti costruiti con materiali di recupero, metodi a basse emissioni, filiere sempre più corte etc). E vedendo come la sostenibilità sia anche il tema principale attorno al quale gira la Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, inaugurata lo scorso maggio e dal titolo eloquente “How Will We Live Together?”.
Tornando a noi, allora, abbiamo deciso di dare il nostro contributo segnalandovi alcune tra le più note design factories che si stanno distinguendo per le iniziative sostenibili e green, a qualunque livello della filiera produttiva. Ne abbiamo scelto sette.
ARTEMIDE, che negli ultimi anni ha presentato ben 17 obbiettivi concreti nel proprio bilancio di sostenibilità, e ha ricevuto diverse certificazioni ISO (sono quelle che attestano alti standard di attenzione nei confronti dell’ambiente, delle condizioni lavorative e tutti gli altri fattori connessi a circolarità e sostenibilità). A livello produttivo, abbiamo molto apprezzato la loro lampada Gople RWB: vetro soffiato a mano secondo tecniche tradizionali, presenta una tecnologia di illuminazione che aiuta la crescita delle piante. Più green di così…
CASSINA invece, ripropone alcuni pezzi classici, realizzati ora, però, in maniera totalmente sostenibile. Come il divano Duc-Duc, degli anni 70, imbottito con una schiuma poliuretanica rivestita di fibra derivata da plastiche di recupero, in gran parte provenienti dagli oceani. Presto anche la schiuma poliuretanica sarà sostituita da un biopolimero, per ora in fase di sperimentazione, totalmente compostabile e biodegradabile: il Biofoam.
MAGIS ci propone Bell Chair, la nuova sedia sviluppata assieme al designer tedesco Konstantin Grcic, realizzata interamente in polipropilene riciclato, ottenuto dagli scarti generati dalla produzione di mobili della stessa azienda e da quella dell’industria automobilistica locale. Il materiale brevettato esclude quasi tutti i materiali vergini o nuovi ed è riciclabile al 100% dopo l’uso. In questo modo, Bell Chair forma un ciclo di produzione praticamente chiuso.
RODA, factory varesina da sempre attenta all’ambiente, utilizza materiali certificati come il sughero bruno, accostandoli ad alluminio (interamente riciclabile) e a materie tessili rigenerate con tecniche a bassa emissione di co2 e altre sostanze chimiche. Dall’incontro di questi materiali nascono ad esempio le colorate poltroncine Piper, progettate dallo stesso direttore artistico della Casa, Rodolfo Dordoni.
RIMADESIO fa ancora di più. Oltre all’utilizzo di materiali riciclabili e vernici idrosolubili, elimina il polistirolo dagli imballaggi e produce l’energia necessaria ai propri stabilimenti utilizzando pannelli solari. Converte all’elettrico le automobili aziendali ed eroga bonus annuali ai dipendenti che utilizzano mezzi non inquinanti per recarsi a lavoro. Per il 2021 propone un sistema di pannelli scorrevoli, Maxi, totalmente verniciato ad acqua, imballato con materiali riciclabili e del tutto disassemblabile a fine ciclo vitale. Bravi.
VITRA, famosa per le sedute da ufficio praticamente intramontabili (anche la longevità è amica dell’ambiente, non scordiamolo), crea per la sua Tip Ton Chair, un materiale che deriva dalla raccolta differenziata tedesca. C’è poi l’iconica Panton Chair, che dal 1999 è stampata in una sola volta su un singolo foglio di polipropilene, permettendo un’ottimizzazione dei processi produttivi e una limitazione massima degli sprechi.
Concludiamo con MOLTENI&C, che ha realizzato per i suoi rivestimenti un tessuto sintetico di derivazione plastica, per l’esattezza ottenuto dal riciclo del PET di bottigliette d’acqua recuperate nel continente asiatico. L’idea iniziale è stata proposta alla Casa dalla geniale designer Patricia Urquiola. L’azienda italiana ha pure brevettato una imbottitura totalmente biodegradabile per i cuscini della sua serie di divani Paul.
Non possiamo che fare un applauso sincero a queste aziende, ringraziandole perché oltre alla indiscussa bellezza che portano nella nostra vita, lo fanno impegnandosi in prima linea per la salvaguardia e il rispetto dell’intero Pianeta. Quando si dice che ‘la bellezza salverà il mondo’. Forse non sarà davvero così semplice, ma sicuramente dà il suo bel contributo.
Per visionare le opere sopra citate e tante altre proposte green e sostenibili, sfoglia il nostro catalogo online o vieni a trovarci nei nostri showroom di Perinaldo, Fa Maggiore e Fa Maggiore bulthaup.
Cosa vi viene in mente se vi dico di pensare alla parola “divano”? Se non siete un designer, è probabile che penserete a qualcosa di vago – nessun tecnicismo, o numeri o rapporti seduta-schienale eccetera. Sono sicuro però, che dentro la vostra testa emergeranno tante immagini tutte comunque caratterizzate dalle medesime qualità. Un divano è pur sempre un divano. Deve essere comodo, per potervici sedere, sdraiare, stravaccare. Quindi deve essere anche bello grande (non importa se vivete in 50 metri quadri, stiamo giocando) e, ovviamente deve essere morbido, anzi, soffice, che è una cosa leggermente diversa. Molto soffice. Un divano deve essere grande e soffice: che me ne faccio di uno piccolo e duretto, magari anche un po’ scomodo.
Ecco, questo gioco qua, se siete un designer, si complica non poco. Soprattutto se siete un designer che di divani ne ha pensati e progettati a decine nel corso della propria carriera.
Uscito a cavallo tra il 2019 e il 2020, il divano Grande Soffice è l’ultima morbida fatica di Edra, design factory toscana che dal 1987 ha fatto proprio il concetto di seduta imbottita portandolo all’apice di quello che esso poteva raggiungere – a volte stravolgendolo, apparentemente, ma sempre innovandolo e migliorandolo.
Il designer Francesco Binfaré, che di queste innovazioni, stravolgimenti e migliorie è un po’ il maggiore responsabile, è con Edra ormai da tanto: è lui che ha progettato la maggior parte dei divani della casa negli ultimi vent’anni. Alternando, secondo me, sempre l’eclettismo ad una elegante classicità, come vi spiegherò poi. Con un filo conduttore: qualità e durevolezza, nella scelta di materiali, forme e tessuti. Un divano Edra è per sempre, fidatevi, ed è molto più comodo di un diamante.
Tutti i divani della casa hanno infatti uno speciale brevetto, nato proprio da un’idea di Binfaré: il Cuscino Intelligente. Si tratta di una speciale struttura interna dei cuscini che costituiscono schienali e braccioli, la quale, grazie ad una perfetta ingegneria fatta di torsioni, può far assumere al cuscino innumerevoli posizioni semi-fisse, regolabili e interscambiabili con pochi gesti manuali. Insomma, che vi vogliate sedere o sdraiare, i Cuscini Intelligenti di Edra saranno lì, pronti ad accogliere perfettamente qualsiasi posizione assumerete.
E non finisce qui. Edra ha brevettato uno speciale materiale anche per le sedute dei suoi divani, il Gellyfoam®, una miscela di schiume poliuretaniche, di derivazione biomedicale, che risulta meno cedevole delle comuni schiume, sostenendo il corpo, ma senza essere troppo “molle”. In pratica, non avrete mai la sensazione di “sprofondare” completamente in un divano che vi risucchia, ma sarete accolti e sostenuti da un materiale soffice ma robusto, capace anche di assorbire gli urti eccessivi. Una sorta di morbidezza 4.0, se vogliamo.
GRANDE SOFFICE - COURTESY EDRA
Questa è Edra e questa è la tecnologia che sostiene, letteralmente, i suoi divani oggi. Ma torniamo a Grande Soffice. Abbiamo detto che è l’ultima fatica dell’azienda in fatto di divani; in particolare, l’ultima fatica di Binfaré, colui che Edra stessa definisce come il proprio “esploratore di morbidezze” (a questo proposito, consiglio di guardare il bel documentario fatto da Sky Arte sulla factory toscana). Di lui, prima ho scritto che a mio parere alterna, nelle sue creazioni, eclettismo e classicità. Se diamo un occhio alla sezione divani del catalogo vediamo infatti come ad anni alterni, Binfaré abbia sempre progettato un divano che era una rivisitazione classica del re delle sedute, seguito poi da qualcosa di molto più eclettico, visionario, fuori dagli schemi, in una sorta di alternanza quasi ritmica – un equilibrio tra rigore e sperimentalismo.
Così, ad esempio, nel 2008 esce Sherazade: sei elementi verticali, liberamente posizionabili nello spazio della seduta. Due cuscini thai piramidali, un cuscino a cilindro, due rettangoli ed un grosso quadrato in piuma. L’apoteosi della libertà di scelta compositiva, estetica ma anche funzionale. Un divano “umorale” per eccellenza.
Il controcanto del 2015 è Absolu: sempre innovativo perché anch’esso estremamente malleabile, ma con forme ed una struttura molto più classiche.
Il 2017 vede invece uscire Pack. La visione di un genio. Un po’ apocalittica e un po’ rassicurante. Sicuramente non lascia indifferenti, come divano. Nato dalla riflessione su alcuni sfaceli dell’epoca contemporanea fatta dal suo autore, è un divano esteticamente strano: invitante, ma che può lasciare inizialmente interdetti, col suo morbido rivestimento di pelliccia sintetica, nera o bianca. La seduta ricorda una banchina polare (riferimento agli sconvolgimenti climatici), con un elemento verticale centrale che richiama la forma di un grande orso polare sdraiato su un fianco: un monito ma anche una rassicurazione, che ci invita a stenderci su di lui, ad abbracciarlo e accarezzarlo, come un vero animale domestico o un grande peluche. Imbottitura in Gellyfoam e piuma d’oca, perché la qualità è quella di sempre.
Ed eccoci arrivati a Grande Soffice. Dopo le visioni “apocalittiche” del 2017, Edra ci vuole coccolare nel comfort estremo. Si torna al classico. Anzi, all’archetipo. Come nel gioco fatto in apertura di articolo, infatti, qui Binfaré si è dato l’arduo compito di rendere materia reale l’immagine archetipa – appunto – universale, del divano. Nasce un esemplare caratterizzato dalle ampie sedute e dalle linee smussate di braccioli e schienali, e dalle forme classiche e riconoscibili. Il divano per eccellenza. Anche qui, Cuscini Intelligenti per le parti verticali e Gellyfoam per le sedute. Ma con tanta piuma nobile d’oca a rendere tutto più soffice, comodo, accogliente. Grande Soffice: ogni elemento orizzontale può ospitare comodamente due persone, tanto che la versione di partenza, con due elementi, può accogliere ben quattro persone sedute. La modularità è totale, si può arrivare a divani angolari di anche sei o sette sedute. Volendo poi, abbiamo anche i pouf a parte ad aumentare il comfort. A rivestire Grande soffice tessuti pesanti, dalle trame grosse, o pelli trattate con metodi naturali per aumentare negli ospiti di questa grande seduta la sensazione di “tana ancestrale sofisticata” – come la definisce il suo autore nella brochure dedicata. Poi, con le sue forme classiche e senza tempo, sta bene in qualsiasi ambiente. Il divano per eccellenza è a suo agio dappertutto. Voi sarete a vostro agio sempre, accolti nel suo grande, soffice abbraccio. È una promessa.
Rifacciamo il gioco. Se vi chiedo di pensare alla parola “divano”, cosa vi viene in mente? Anzi no, lasciate stare. Ci ha già pensato Edra.
GRANDE SOFFICE - COURTESY EDRA
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